CyberBullismo & "CyberVittime" - a cura di Claudia Sposini -
Tra le nuove tipologie di crimine informatico, si sta diffondendo il cyberbullismo. Il termine cyberbullying è stato coniato da Bill Belsey (2004), secondo cui il cyberbullismo implica l’uso di informazioni e comunicazioni tecnologiche a sostegno di un comportamento intenzionalmente ripetitivo ed ostile di un individuo o un gruppo di individui che intende danneggiare uno o più soggetti. Altri autori hanno definito il cyberbullismo (Smith et al., 2008) come: un atto intenzionale ed aggressivo portato avanti da un individuo o un gruppo di individui, usando mezzi di comunicazione elettronici, in modo ripetitivo e duraturo nel tempo contro una vittima che non può facilmente difendersi. Nonostante i tassi di prevalenza di questo fenomeno tra i Paesi siano difficili da confrontare, molte ricerche hanno chiaramente stabilito che esso è un problema diffuso in tutto il Mondo.
La cyber-vittimizzazione può essere particolarmente dannosa per chi la subisce, per diversi motivi. A differenza delle vittime di bullismo, il pericolo di aggressione per le cyber-vittime è più esteso, in quanto è attuato attraverso personal computer o telefoni cellulari. In secondo luogo, i cyberbulli possono essere più “volatili” a causa dell’anonimato. In terzo luogo, attraverso Internet, i cyberbulli hanno la possibilità di perseguitare un maggior numero di persone.
Dalla letteratura si osserva che l’età delle vittime di cyberbullismo, di solito, va dai 12 ai 18 anni. La vittimizzazione aumenta soprattutto nella prima adolescenza e diminuisce intorno ai 16 o 17 anni (Hinduja e Patchin, 2009; Ybarra e Mitchell, 2004). Mentre i risultati sulle differenze di genere nella cyber-vittimizzazione sono contrastanti: la maggior parte della letteratura suggerisce che le ragazze, spesso, sono le maggiori vittime di cyberbullismo (ad esempio Hinduja e Patchin, 2008; Kowalski e Limber, 2007;). Invece, altri studi suggeriscono che il rischio di cadere vittima di cyberbullismo è più elevato per i maschi (ad es. Erdur Baker, 2010). Le vittime, in generale, passano più tempo online rispetto ai loro coetanei. Inoltre, i giovani che fanno uso di applicazioni Internet, come i Social Network, che hanno lo scopo di comunicare con gli altri, hanno un rischio maggiore di diventare una vittima, rispetto ai loro coetanei (ad esempio Lenhart, 2007).
La cybervictimization, inoltre, è spesso associata a problemi psichiatrici e psicosomatici: ciò implica la necessità di nuove strategie di prevenzione e di intervento. Oltre a programmi “anticyberbullismo” a scuola, vi è la necessità di creare maggiore vigilanza che preveda norme chiare e coerenti per affrontare il problema.
- Claudia Sposini
-
Psicologa Clinica, ha scritto : "Il Metodo Anti-Cyberbullismo.
Per un uso consapevole di internet e dei social network" (Edizioni San
Paolo)