Esame e Analisi della Scena Del Crimine ( Di F.Delicato)
Esame e Analisi della Scena
del Crimine
una introduzione storica
Da anni ormai si sente parlare di sopralluogo giudiziario, scena del crimine ed analisi della scena del crimine; molte serie televisive e film hollywoodiani hanno contribuito a far accrescere la curiosità verso questa disciplina dell’autorità giudiziaria competente, ma hanno inoltre contribuito a confondere la realtà con la fiction.
Ma in cosa consiste realmente questa attività? Quali sono le reali procedure? In questo articolo ripercorreremo la storia dell’analisi della scena del crimine come la intendiamo noi oggi partendo dalla sua “nascita scientifica” fino alle tecniche utilizzate ai giorni nostri.
La Scena del Crimine è una forma di comunicazione tra l’autore del crimine e l’investigatore; la capacità di quest’ultimo di capire il linguaggio dell’autore determina l’efficacia delle sue indagini.
Ma partiamo da una analisi storica :
già nel 1878 il francese Alfonse Bertillon propose un sistema di segnalamento antropometrico delle persone fermate dalla polizia, chiamato “Bertillonage” ; in quel periodo non era possibile fotografare le persone come è di prassi oggi. Per questo il Bertillonge si diffuse molto rapidamente, nel 1882 venne messo ufficialmente in attuazione e l’anno successivo venne adottato come servizio di segnalazione istituendo il Servizio di Identità Giudiziaria presso la Prefettura della Polizia di Parigi.
Questo sistema comprendeva una serie di misurazioni che rendevano possibile il riconoscimento dell’identità di una persona tramite :
Misure d’insieme :
- Statura
- Apertura delle braccia
- Altezza del tronco
Misure della Testa :
- Lunghezza
- Larghezza
- Diametro bizigomatico
- Lunghezza dell’orecchio destro
Misure degli arti
- Lunghezza del piede sinistro
- Lunghezza del dito medio sinistro
- Lunghezza del dito mignolo sinistro
- Lunghezza dell’avambraccio sinistro
Nel ‘900 con la disponibilità sempre più frequente dell’uso della fotografia, questo metodo venne sostituito con la fotosegnalazione ancora oggi in uso.
Nel 1903 Salvatore Ottolenghi, fondatore della Scuola Italiana di Polizia Scientifica, ebbe l’intuizione, sulla base anche del principio di Locard*, di applicare il metodo scientifico di Bertillon all’ambiente (la scena del crimine) consentendo l’applicazione di una tecnica di esame della scena del crimine universalmente accettata.
Scrive l’Ottolenghi nel Trattato di Polizia Scientifica :
“ Analogamente a quanto di fa nel ritratto parlato del Bertillon, nei quali si descrivono i caratteri dei connotati e contrassegni personali, in ogni sopra luogo dovranno segnalarsi i caratteri delle parti che lo compongono e del contenuto, che equivalgono ai connotati, e i caratteri delle particolarità che gli ambienti e il contenuto presentano che equivalgono ai contrassegni personali.”
Pertanto, il segnalamento antropometrico, applicato all’analisi della scena del crimine diventa il Rilievo Planimetrico del luogo esaminato (es. piantina della casa o della stanza oggetto dell’esame ) ; il segnalamento descrittivo diventa ilRilievo descrittivo ( la descrizione di tutto ciò che compone la scena del crimine, i dettagli etc. ) ; ed il segnalamento fotografico diventa il Rilievo fotografico ( fotografie accurate della scena, dei dettagli, etc. ).
Questi tre elementi assieme compongono il Fascicolo di Sopralluogo.
Va detto che l’operatore di polizia scientifica che effettua un sopralluogo esamina la scena del crimine fissando lo stato delle cose così come le ha trovate; questo per poi permettere di svolgere le indagini scientifiche e di laboratorio. Ma come definire il sopralluogo? Ebbene potremmo definirlo come “un complesso di attività, a carattere scientifico, che ha come fine la conservazione dello stato dei luoghi, la ricerca e l’assicurazione delle cose e delle tracce pertinenti al reato, utili per l’identificazione del reo e/o della vittima, nonché per la compiuta ricostruzione della dinamica dell’evento e per l’accertamento delle circostanze in cui esso si è realizzato, anche in relazione alla verifica del modus operandi dell’autore del reato”.
Senza entrare nei dettagli normativi di riferimento, come ad es. l’Art. 348 c.p.p. (Assicurazione delle fonti di prova) , o l’Art. 354 c.p.p. (Accertamenti urgenti sui luoghi, sulle cose e sulle persone-Sequestro)
o l’Art. 360 c.p.p. (Accertamenti tecnici non ripetibili) ed altri, sulla base dei quali la polizia scientifica opera ogni giorno, affrontiamo la metodologia operativa che sta alla base di tale sopralluogo.
Il fascicolo di sopralluogo deve rispettare in principal modo tre regole, ovvero :
- Tempestività
- Asetticità
- Ogettività
Per
Tempestività intendiamo che il sopralluogo deve essere effettuato
tempestivamente al fatto, ovvero in ordine temporale il più vicino possibile
al momento del fatto-reato. Se ad esempio un crimine avviene di notte, la
squadra della polizia scientifica si avvale di faretti e torce elettriche,
poi quando la luce solare lo permette si effettua una ulteriore analisi per
possibili particolari di difficile rilevazione.
Per Asetticità si intende che nel fascicolo non devono comparire opinioni dell’operatore circa le possibili modalità di svolgimento, o tesi su come si sia perpetrato quel dato crimine ( sono operazioni investigative che vengono sviluppate in un secondo momento avendo come base il fascicolo di sopralluogo tempestivo ed asettico ).
Infine per Oggettività intendiamo il tentativo di eliminare il più possibile la parte soggettiva di chi compila il fascicolo per arrivare ad un prodotto quanto più oggettivo possibile.
Altre linee guida fondamentali per la stesura del fascicolo di sopralluogo sono :
- Il Metodo
- La Completezza
- La precisione dei dettagli
Il Metodo è importante per avere una metodologia univoca e comprensibile per chi deve usufruire del fascicolo in fase investigativa; Ci sono varie metodologie circa i movimenti o le suddivisioni delle aree da analizzare, come ad esempio dividere una ipotetica stanza in 4 zone e cercare tutte le tracce in ognuna di esse, oppure iniziare la ricerca in un punto e proseguire seguendo la linea di una ipotetica spirale, o altri altrettanto efficaci, l’importante è avere un metodo ben preciso. Inoltre è semplice, anche se doveroso citarlo, comprendere il perchè della completezza e della precisione dei dettagli : una traccia ematica, un’impronta digitale, un residuo chimico o anche un semplice capello possono essere elementi fondamentali per lo sviluppo di ipotesi investigative ed in seguito prove importanti da portare all’attenzione del magistrato ed al processo.
Per cui è di fondamentale importanza “congelare” la scena del crimine, ed effettuare una raccolta, una identificazione e preservazione dei reperti presenti sulla scena, o sul cadavere.
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*Edmond Locard, esperto di scienze forensi e direttore del primo Laboratorio del Crimine della storia a Lione ( Francia ) , famoso in Criminologia e nelle Scienze Forensi per il Principio dello Scambio, o Teoria di Locard, secondo cui, quando una persona, nell'ambito di un crimine, entra in contatto con un oggetto o un'altra persona, lascia sempre delle tracce sull’oggetto( o persona ), e l’oggetto ( o persona ) lascia sempre delle tracce sull’autore del crimine. Su questo principio si basa ancora oggi l’Analisi della Scena del Crimine.
Fabio Delicato
Psicologo , Psicopatologo Forense, Criminologo
CTU e Perito Presso il Tribunale di Napoli
Direttore del Centro
Studi & Ricerche in Psicologia Clinica & Criminologia - CRIMINISERIALI